L'aria si mitigava.
Un senso d'affanno opprimeva il cuore di Nevina; per respirare toglieva
dalla cornucopia una falda di neve, la diffondeva intorno, ritrovava le
forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.
Proseguì rapida, percorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in
estasi, con gli occhi abbagliati. Le si apriva dinnanzi uno spazio
ignoto, una distesa azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla
volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi da mani
invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La terra intorno mutava.
Anemoni, garofani, mimose, violette, reseda, narcisi, giacinti,
giunchiglie, gelsomini, tuberose, fin dove l'occhio giungeva, dal colle
al mare, mal frenati dai muri e dalle siepi dei giardini, i fiori
straripavano come un fiume di petali dove emergevano le case e gli
alberi.
Gli ulivi distendevano il loro velo d'argento, i palmizi svettavano
diritti, eccelsi come dardi scagliati nell'azzurro.
Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai viste, dimenticava di
diffondere la neve; poi l'affanno la riprendeva, toglieva una falda, si
formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le
ridava il respiro. E i fiori, gli ulivi, le palme guardavano pur essi
con meraviglia la giovinetta diafana che trasvolava in un turbine niveo
e rabbrividivano al suo passaggio.
Un giovane bellissimo, dal giustacuore verde e violetto, apparve innanzi
a Nevina, fissandola con occhi inquieti, vietandole il passo:
- Chi sei?
- Nevina sono. Figlia di Gennaio.
- Ma non sai, dunque, che questo non è il regno di tuo padre? Io sono
Fiordaprile, e non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo
ghiacciaio, pel bene tuo e pel mio!
Nevina fissava il principe con occhi tanto supplici e dolci che
Fiordaprile si sentì commosso.
- Fiordaprile, lasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella
neve azzurra, verde, rossa, violetta che chiamate fiori, voglio
immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare!
Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:
- Andiamo, dunque. Ti farò vedere tutto il mio regno.
Proseguirono insieme, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi,
estasiati e felici. Ma via via che Nevina avanzava, una zona bigia
offuscava l'azzurro del cielo, un turbine di fiocchi candidi copriva i
giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante; contadini e
contadine danzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che
Fiordaprile la facesse danzare: entrarono in ballo; ma la brigata si
disperse con un brivido, i suoni cessarono, l'aria si fece di gelo; e
dal cielo fatto bigio cominciarono a scendere, con la neve odorosa dei
mandorli, i petali gelidi della neve, la vera neve che Nevina diffondeva
al suo passaggio. I due dovettero fuggire tra le querele irose della
brigata. Giunti poco lungi, volsero il capo e videro il paese di nuovo
festante sotto il cielo rifatto sereno... |