Le fiabe, da sempre considerate patrimonio della letteratura infantile e relegate in posizione subalterna rispetto ad altri testi, sono state attualmente rivalutate dalla scienza antropologica attraverso lo studio delle tradizioni popolari e delle culture orali. E’ necessario distinguere la favola dalla fiaba, anche se il confine tra esse è incerto, tanto che le due parole sono, a volte, usate impropriamente l’una per l’altra.
La fiaba è un tipo di narrazione i cui protagonisti non sono quasi mai animali (tipici invece nella favola), ma creature umane, coinvolte in avventure straordinarie con personaggi dai poteri magici. La fiaba infatti è in prosa, ha come protagonista di solito l’uomo, nelle cui vicende intervengono spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.; ha molto maggiore sviluppo narrativo e carattere più dichiaratamente fantastico. Non ha necessariamente fine morale e pedagogico; ha origine popolare e sviluppo per tradizione orale anche se, specialmente col Romanticismo,molti e letterati si volgono al mondo della fiaba o per raccoglierle, o per inventarne ex novo. Le fiabe, il cui scopo era solo quello di divertire , parlavano spesso di cose fantastiche e irreali.
Tramandate di bocca in bocca attraverso i secoli, destinate ai soli bambini, cui venivano raccontate accanto al focolare la sera, prima che andassero a dormire, le fiabe hanno sempre affascinato l’immaginazione dei piccoli ( ma anche degli adulti) molto più delle favole. La fiaba rappresenta una forma di racconto diffusa in tutto il mondo, in ogni civiltà. Certo, ci sono differenze tra gli usi e i costumi descritti nelle fiabe orientali, per esempio, e quelli presenti nelle fiabe occidentali; ma il significato e l’atmosfera sono gli stessi.

Il tempo in cui sono ambientate le fiabe è indeterminato, al di là delle formule iniziali; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche. Le fiabe raccontano quasi sempre di grandi difficoltà e pericoli da superare, di magie buone e cattive, di viaggi straordinari. Spesso riflettono l’ambiente in cui vissero coloro che le narravano. Nella fiaba occidentale troviamo spesso l’immagine dell’Europa di allora, prima dell’età moderna: le foreste fittissime e intatte dei paesi del Nord, grandi estensioni di terre disabitate, la fame, il freddo, la paura, i briganti; e poi la vita dei contadini, quella dei boscaioli, o dei signori dei castelli. Troviamo anche gli animali, che costituivano spesso l’unico bene di una famiglia o ne erano i compagni più preziosi, come i cavalli. Le fiabe sono racconti che seguono uno schema narrativo molto semplice e lineare; presentano di solito una situazione iniziale in cui vengono brevemente delineati i personaggi principali, il luogo e il tempo della storia. Ben presto emerge un problema, una situazione da risolvere, la complicazione attorno a cui si costruirà l’intera fiaba. Quindi avviene lo svolgimento della vicenda, fino a giungere a una conclusione, a un lieto fine in cui si superano le difficoltà e si risolvono i problemi. Le fiabe sono state tramandate oralmente, ma c'è chi le ha raccolte e trascritte dando loro una particolare struttura come Charles Perrault in Francia, i fratelli Grimm in Germania, e ai nostri tempi Italo Calvino in Italia e Aleksander Afanasiev in Russia. Gli inventori di fiabe sono invece il danese Hans Christian Andersen(La sirenetta), l'italiano Collodi (Pinocchio), l'inglese James Matthew Barrie (Peter Pan).

Le fiabe non erano presenti presso i Greci e i Romani,ma furono Esopo e Fedro i massimi esponenti delle favole a quei tempi. L’inventore della favola è considerato Esopo, uno scrittore greco vissuto nel VI secolo a.c., da cui prese ispirazione il poeta latino Fedro, vissuto nel I secolo d.c.
Le sue favole si presentano con uno stile breve ed essenziale, i personaggi sono di solito animali, con caratteristiche a tipo fisso, uomini e dei , a volte anche piante; alla fine hanno una breve morale.
Esopo ha un suo carattere particolare: mediante le sue divertenti storie mette in luce pregi e difetti degli uomini con intenzione educativa e bonariamente satirica. Presso i Romani la favola esopica, volgarizzata e accresciuta da Fedro, servì anche ad usi scolastici.
La creazione di Esopo ha avuto ed ha molta fortuna ed è stata imitata da favolisti di tutti i tempi e di tutti i paesi; ma anche se favole si incontrano in vari scrittori greci e latini, colui che ne fissò il genere fu appunto Fedro. Presso il mondo medievale ed umanistico vasta fu la popolarità di Esopo, di cui si riprese il genere con varie riduzioni e rifacimenti moralistici. In quel periodo Fedro scelse la strada della protesta, piuttosto che quella dell’adulazione del principe e lo strumento della sua opposizione divenne la favola, che permetteva una espressione dissenziente, ma allusiva, attraverso l’uso dell’allegoria. La denuncia morale nelle sue favole non nasce da motivi personali, ma dall’interesse per la natura dell’uomo; il fine della sua opera è quello di fare riflettere sui costumi e sui comportamenti umani, non di singoli individui. La fiaba ebbe in Oriente uno sviluppo grandioso ( Pancatantra, Mille e una notte ),continuò in Occidente a vivere per tradizione orale e popolare e spesso furono pretesto per composizioni artistiche raffinate.

 

Le fiabe vennero raccolte dalla viva voce dei narratori popolari e trascritte a partire dal Seicento. Il primo fu lo scrittore G. B. Basile (1575-1632), con la bellissima raccolta di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, intitolata “Lo cunto de li cunti” (o Pentamerone ). Alla corte di re Luigi XIV di Francia, Charles Perault ( 1628-1703 ) rielaborò le storie popolari di Basile, basandosi anche sull’osservazione della vita di corte, nei celebri “Racconti di Mamma Oca”,una raccolta di alcune fiabe tradizionali più famose. Molto importanti furono nel Settecento la traduzione e la diffusione in Europa de “Le mille e una notte”, una ricchissima raccolta di fiabe del mondo arabo e orientale, come “I viaggi di Sindbad” o “Aladino e la lampada magica”. Fu soprattutto nell’Ottocento che in vari Paesi europei furono trascritte le antiche fiabe della tradizione; per trovare una trascrizione veramente fedele al linguaggio e alla tradizione popolare, bisogna aspettare “Le fiabe del focolare”, dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, raccolte appunto all’inizio dell’Ottocento. Le fonti della loro più celebre raccolta Fiabe per bambini e famiglie furono amici e conoscenti e soprattutto una vecchia signora povera e analfabeta, Dorothea Viehmann. Essi erano convinti che attraverso le fiabe avrebbero fatto conoscere e amare la cultura e le tradizioni del loro Paese a tutti, non solo ai bambini. Tra le fiabe raccolte le più note sono: “Pollicino” e “Hansel e Gretel”. Durante il Romanticismo le fiabe furono valorizzate come espressione di poesia ingenua e se ne cominciò la raccolta sistematica.

 

L’esempio dei Grimm fu seguito in Russia da Aleksandr Nikolaevi Afanas’ev ( 1826-1871 ); fin da ragazzo cominciò a riscrivere le fiabe e le leggende popolari che i contadini raccontavano di sera intorno al fuoco durante i lunghi e freddi inverni. Nel 1855 pubblicò il primo volume delle sue fiabe, a cui ne fece seguire altri sette. In Norvegia raccolsero fiabe Peter Abiornsen e Jorgen Moe. Italo Calvino (1923-1985), uno dei più famosi scrittori italiani del Novecento, nel 1956 pubblicò in Italia la più ricca raccolta di fiabe italiane, tratte dal patrimonio favolistico di tutte le regioni. Egli non riscrisse storie narrate a voce, ma trascrisse in lingua italiana racconti in dialetto tratti da libri di varie regioni d’Italia, in modo che potessero essere compresi da tutti. Tanti autori di fiabe,invece, hanno elaborato storie e trame inventate da loro stessi; un grande scrittore classico è il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore famoso per i suoi racconti, tra cui ricordiamo “La piccola fiammiferaia”,“Il brutto anatroccolo”,“La sirenetta”e tante altre. Tra gli autori più importanti dell’Ottocento troviamo gli italiani Emma Perodi e Luigi Capuana, mentre nel Novecento europeo, l’irlandese Oscar Wilde e l’inglese William B. Yeats.

 

Hans Christian Andersen

Oscar Wilde

Guido Gozzano

Esopo e Fedro

A.N. Afanas'ev

 

Le favole
sono pagine di luci
raccolte in album di fantasia..
Scritte col pennino del vento
volano oltre
i confini del mondo.
Si leggono
con l’alfabeto del cuore
e sono arcobaleni
le parole che colorano
la vita di sogni
sulle righe dell’Infinito.

Fiabe nel Mondo

F.lli Grimm

Jean De La Fontaine

Luigi Capuna

Charles Perrault

Leone Tolstoj

 

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