Pochi giorni dopo il Principe venne invitato dal Re, e
Nonsò fu ospite col suo signore nel palazzo reale. Una notte di
plenilunio passeggiava nel parco e vide appesa ad un albero una collana
di diamanti che scintillava alla luna.
- Prendiamola, dunque... - disse ad alta voce.
- Guardati bene o te ne pentirai! - fece una voce ignota e vicina.
Si guardò intorno. Chi aveva parlato era il suo cavallo. Esitò un poco,
ma poi si lasciò vincere dal desiderio e prese la collana.
Il Re aveva affidato a Nonsò la cura di alcuni suoi cavalli e di notte
egli illuminava la sua scuderia con la collana sfavillante. Gli altri
stallieri, gelosi di lui, cominciarono ad insinuare che nella scuderia
di Nonsò splendeva una luce sospetta, che egli si dava a stregonerie
misteriose. Il Re volle spiarlo; e una notte, entrando di subito nella
scuderia, vide che la luce veniva dalla collana abbagliante, appesa ad
una mangiatoia. Fece arrestare il giovane e convocò i saggi della
capitale perché decifrassero una parola scritta sul fermaglio della
collana. Uno studioso decrepito scoperse che il monile era della Bella
dalle Chiome Verdi, la principessa più sdegnosa del mondo.
- Bisogna che tu mi conduca la principessa dalle Chiome Verdi - disse il
Sovrano - o non c'è che la morte per te.
Nonsò era disperato.
Andò a rifugiarsi dalla vecchia giumenta e piangeva sulla sua magra
criniera.
- Conosco la causa del tuo dolore - gli disse la bestia fedele, - è
venuto il giorno del pentimento per la collana presa contro mio
consiglio. Ma fa' cuore ed ascoltami. Chiedi al Re molta avena e molto
danaro, e mettiamoci in viaggio. Il Re diede avena e danaro e Nonsò si
mise in viaggio con la sua cavalla sparuta. Arrivarono al mare. Nonsò
vide un pesce prigioniero fra le alghe.
- Libera quel poveretto! - gli consigliò la cavalla.
Nonsò ubbidì, e il pesce, emergendo con la testa sull'acqua, disse:
- Tu mi hai salvata la vita e il tuo benefizio non sarà dimenticato. Se
tu abbisognassi di me, chiamami e verrò.
Poco dopo videro un uccello preso alla pania.
- Libera quel poveretto! - gli consigliò la giumenta.
Nonsò ubbidì e l'uccello disse:
- Grazie, Nonsò; quando ti sia necessario, chiamami e saprò sdebitarmi.
Giunsero dinanzi al castello della principessa.
- Entra - disse la giumenta - e non temere di nulla. Quando vedrai la
Bella, invitala ad accompagnarti qui. Io danzerò per lei danze
meravigliose.
Nonsò bussò al palazzo. Aprì una dama bellissima, ch'egli prese per la
principessa in persona.
- Principessa...
- Non son io la principessa.
E l'accompagnò in un'altra sala dove l'attendeva una fanciulla più bella
ancora.
E questa a sua volta l'accompagnò in una sala attigua da una compagna
più bella di lei; e così di sala in sala, da una dama all'altra, sempre
più bella, per abituare gli occhi di Nonsò alla bellezza troppo
abbagliante della Bella dalle Chiome Verdi.
Questa lo accolse benevolmente, e dopo un giorno accondiscese a vedere
la giumenta danzatrice.
- Saltatele in groppa, principessa, ed essa danzerà con voi danze
meravigliose.
La Bella, un poco esitante, ubbidì. |