Candido, rimasto
solo, curava diligentemente i cavalli. Quattro volte al giorno trovava
la mensa imbandita nella vasta sala da pranzo, senza mai vedere anima
viva né udir voce umana; mangiava, beveva, passeggiava per le sale e pel
parco. Un giorno vide tra gli alberi trasparire una veste azzurra: era
una fanciulla bellissima che fuggiva verso le scuderie. Candido la
raggiunse e la principessa si rivolse a lui con volto supplichevole.
- Sono uno dei cavalli che voi avete in custodia: un pomellato bianco,
il terzo a destra di chi entra. Sono figlia del Re di Corelandia e il
barone negromante m'ha cangiata in cavallo perché non lo volli per
marito... Se il barone, al suo ritorno, sarà contento dei vostri
servigi, per ricompensarvi vi dirà di scegliere uno dei cavalli; e voi
scegliete me, non avrete a pentirvene.
Candido promise e si diede a leggere i libri del barone e apprese i
segreti della negromanzia. Dopo un anno il barone era di ritorno al
castello.
- Sono soddisfatto dei tuoi servigi, e poiché l'anno è passato, eccoti
una borsa di monete d'oro. Vieni nelle scuderie, dove potrai sceglierti
un cavallo per il tuo ritorno al paese.
Scesero nelle scuderie e Candido, dopo aver finto qualche esitazione,
indicò il pomellato bianco.
- Scelgo quello.
- Come? Quella rozza? Non sei veramente buon intenditore; guarda i
magnifici cavalli che le son vicini!
- Mi piace quella e non ne voglio altri.
- Sia pure disse il barone; e pensò: «Servo scaltro! Deve conoscere il
mio segreto; ma lo saprò raggiungere a mezza via!».
Candido prese la cavallina pomellata e partì. Appena fuori del castello,
essa riapparve nelle forme della principessa.
- Grazie, amico mio. Ritorna presso tuo padre, ed io ritorno alla Corte
di Corelandia, dove tu dovrai trovarti fra un anno e un giorno.
E disparve. Candido si diresse al paese natio. Giunse dopo molti giorni
alla capanna e si gettò nelle braccia del padre, che stentava a
riconoscerlo.
- Siamo ricchi, padre mio, e bisogna goderci il nostro danaro!
E gli presentò la borsa e incominciarono pei due giorni di felicità ed
agiatezza. Ma, poiché tutto ha una fine, anche il gruzzolo giunse
all'ultimo scudo.
- Figlio mio, siamo ritornati alla miseria di prima!
Non inquietatevi! Domattina andremo alla fiera per vendere un magnifico
cavallo.
- Un cavallo? Dove lo posso prendere?
- Poco importa: domattina l'avrete e ne riceverete trecento scudi; ma
badate di non cedere la briglia al compratore.
- La briglia si cede con la bestia - osservò il vecchio.
- Non lasciate la briglia, vi ripeto, o mi esporrete ad un pericolo
irreparabile.
- Sta bene, la riporterò a casa, benché non sia costume.
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