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La Cicala e la Civetta

 

Con schiamazzo assordante, la cicala infastidiva la civetta avvezza a cibarsi nel buio e a dormire di giorno nel cavo d'un tronco. Implorata perché smettesse, acutizzò il suo schiamazzo e, di nuovo, ad un'altra preghiera, s'indispose di più. La civetta, appena capì che a nulla l'era giovato e che pure le parole erano inutili, fermò la prepotente con questo stratagemma: "I tuoi canti non mi fanno dormire e pare che derivino da un suono di cetra apollinea, per questo, desidero bere con te il nettare che di recente Pallade mi ha donato; vieni se tanto ti sta a cuore, brindiamo!". Quella che di sete bruciava, appena capì che la sua voce aveva un valore, cupida volò là; la civetta, lasciato il cavo, inseguì la trepidante e la invitò alla Morte. Così ciò che in vita non concesse, l'accordò da morta.

 

Il Cervo alla Fonte

 

 

Un cervo, dopo avere bevuto, rimase presso la fonte e nello specchio dell'acqua vide la sua immagine. E lì, mentre pieno di ammirazione lodava le corna ramose e criticava l'eccessiva sottigliezza delle zampe, atterrito dalle voci improvvise dei cacciatori, si mise a scappare per i campi e con rapida corsa sfuggì ai cani. Poi l'animale fu accolto dal bosco, dove le sue corna si impigliarono, e, così trattenuto, fu sbranato a poco a poco dai morsi feroci dei cani. Allora, sul punto di morire, dicono che abbia pronunciato queste parole:
"Me infelice! Solo ora capisco quanto mi siano state utili le cose che disprezzavo, e quanto danno mi abbiano recato quelle che lodavo!"

 

Il Granchio superbo e il Pavone

 

 

Un gracchio, gonfio di vanagloria, raccolse le penne che erano cadute a un pavone e se ne adornò tutto. Poi, disprezzando la sua razza, si unì a una bella schiera di pavoni. Ma questi strapparono le penne all'uccello impudente e lo cacciarono via a beccate. Il gracchio, malconcio, ritornò tutto afflitto tra i suoi simili, ma fu da loro espulso con grande biasimo. Uno di quelli che lui prima aveva disprezzato, disse allora: "Se ti fossi accontentato di stare con noi e avessi voluto accettare quello che ti aveva dato la natura, non avresti subito quell' oltraggio e ora non patiresti la sventura di questa espulsione".

 

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