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Il Cavallo e l'Asino

 

C'era un uomo che aveva un asino e un cavallo. Un giorno che stavano viaggiando per la strada, l'asino disse al cavallo: "Prendi un pò del mio carico se non vuoi vedermi morto". Ma l'altro non volle saperne. L'asino, sfinito dagli stenti, stramazzò e morì. Allora il padrone trasferì sul dorso del cavallo tutto il carico e in più la pelle dell'asino. Il cavallo allora piangendo esclamava: "Ahimè disgraziato! Che cosa mi è mai successo, povero infelice! Per aver rifiutato parte di quel peso, ora sono costretto a portarlo tutto, e in più anche la pelle".

La favola dimostra che nella vita grandi e piccoli devono fare causa comune, se vogliono salvarsi gli uni dagli altri.

 

Il Cerbiatto e il Cervo

 

 

Disse un giorno al cervo il suo cerbiatto: "Padre mio, tu sei più grande e più veloce dei cani, inoltre inalberi delle corna straordinarie per difenderti. Perché mai tu dunque hai tanta paura di loro?" E quello sorridendo rispose: "È vero quello che dici, figlio mio: ma io so solo questo, che quando sento abbaiare un cane, subito, non so perché, mi lancio nella fuga."

La favola dimostra che nessuna esortazione può rendere più forti quelli che per loro natura sono deboli.

 

Il Lupo Pastore

 

 

Un lupo che non aveva avuto molta fortuna nell'andare a caccia di pecore e che non mangiava da parecchi giorni, studiò un'astuta soluzione per riempirsi la pancia. Si avvicinò piano piano ad un gregge mentre il pastore e il cane dormivano e, impadronitosi del mantello, del cappello e del bastone del pastore, si rivestì con quegli indumenti così da poter essere scambiato per il vero pastore e condurre con sé le pecore per mangiarle poi un po' alla volta. "Bene, bene" diceva "è davvero una bella trovata. Con questa splendida idea farò un bel colpo. Le pecore mi seguiranno, perché mi scambieranno per il pastore, io le condurrò nella mia tana e da lì non potranno più scappare. Avrò da mangiare per un bel pezzo e non dovrò correre di qua e di là come ho fatto fino ad ora faticando per niente."

Intanto notava soddisfatto che il vero pastore e il cane continuavano a dormire profondamente e si immaginava già nella sua tana con la pancia piena. "Più tardi" pensava "dormirò anch'io tranquillo senza sentire più i morsi della fame che impediscono di riposare." Si avvicinò ancora di più al gregge e gli venne in mente che per assomigliare maggiormente al vero pastore doveva imitarne anche la voce. Ci provò, ma invece della dolce voce del pastore gli uscì un ululato spaventoso che svegliò insieme al gregge anche il vero pastore e il cane: gli era andata male! Non avrebbe mangiato quella carne tenera che già aveva gustato con gli occhi. A questo punto l'unica cosa da fare era di darsela a gambe. "Qui bisogna salvare almeno la pelle" pensò il lupo, ma il mantello, il bastone e tutti gli arnesi che si era messo addosso gli impedirono di scappare. Inciampava da tutte le parti finché cadde e fu raggiunto dal cane e dal vero pastore che gli diede tante bastonate da lasciarlo mezzo morto. Con la coda tra le gambe, ferito e più affamato che mai il lupo se ne tornò alla sua tana dove piangendo si disse: "Volevo fare il furbo, ma non ci sono riuscito. Sono nato lupo e credevo di poter diventare pastore. Devo rassegnarmi ad essere quello che sono: sono un lupo ed è meglio che faccia il lupo. Meglio restare qualche volta a stomaco vuoto piuttosto che prendere tante bastonate."

 

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