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La Baba-Jaga • La piccola Havrusheka • La Principessa Triste • Maria Morevna • Nonno Gelo • La Scarpetta d'Oro |
Il Vascello Volante |
C'era una volta un
uomo e una donna, che avevano tre figli. I primi due erano intelligenti,
il terzo stupido. I primi due la madre li amava, dava loro bei vestiti;
l'ultimo invece era vestito male; indossava una camiciaccia nera. Era
loro arrivata una carta dello zar, che diceva: «Chi costruirà un
vascello in grado di volare, avrà mia figlia in sposa». I due figli
maggiori decisero di tentare la sorte e chiesero ai loro vecchi la
benedizione; la madre li equipaggiò per il viaggio, dette loro due pani
bianchi, carni di vario,tipo, una bottiglia di acquavite, e li
accompagnò all'inizio della strada. Lo stupido, vedendo questo, cominciò
anche lui a chiedere il permesso di andare. La madre cercò di
convincerlo a non andar via: "Dove vuoi andare, imbecille? I lupi ti
mangeranno". Ma lo stupido insistette: "Andrò e poi andrò!" La baba,
vedendo che non c'era niente da fare, gli dette per la strada dei pani
neri e una fiasca d'acqua e lo accompagnò fuori di casa. |
Lo sciocco ringraziò il vecchio, lo salutò e andò nel bosco. Si avvicinò al primo albero, fece tutto quello che gli era stato detto di fare: si fece tre volte il segno della croce, colpì l'albero con l'accetta; cadde a faccia in giù e si addormentò. Dopo qualche tempo qualcuno lo sveglia. Lo sciocco si svegliò e vede il vascello bell'e pronto. Non stette molto a pensarci, vi salì sopra e il vascello s'involò nell'aria. Vola, vola e vola, c'è un uomo coricato sulla strada, con l'orecchio appoggiato a terra. "Salute, zietto!" "Salute, a te, uomo" "Che cosa fai?" "Ascolto quello che si fa nell'altro mondo." "Sali sul mio vascello". L'altro non volle rifiutare, salì sul vascello e continuarono a volare. Vola, vola e vola, c'è un uomo che cammina su una gamba sola, l'altra è come legata all'orecchio: "Salute, zietto. Perché cammini su una gamba sola?" "Me la sono attaccata a un orecchio, altrimenti corro troppo veloce, così cammino su una gamba sola" "Vieni con noi." Quello salì e continuarono a volare. Vola, vola, vola ed ecco che vedono un uomo con un fucile, che prende la mira, ma non vedono il bersaglio. "Salute, zietto, a cosa miri? Non si vede neanche un uccello." "Ma come vuoi che possa sparare vicino? Dovrei sparare a una belva o a un uccello a mille versty(verste *) da qui altrimenti non posso colpire niente!" "Sali con noi!" Anche lui salì sul vascello e volarono oltre. Vola, vola e vola e vedono un uomo che porta un sacco pieno di pane. "Salute; zietto! Dove vai?" "Vado a procurare il pane per un pranzo." "Ma come: ne hai già un sacco pieno!" "A me questo pane non basta per una sola volta." "Sali con noi". Il mangione salì sul vascello e s'involarono. Vola, vola e vola ed ecco che vedono un uomo che sta girando intorno a un lago. "Salute zietto! Che cosa cerchi?" "Vorrei bere, ma non trovo l'acqua." "Ma se davanti a te c'è un lago intero, perché non bevi?" "Ah, quest'acqua non mi basta neppure per un sorso!" "Allora sali con noi!" Egli salì e volarono ancora. Vola, vola e vola, ed ecco vedono un uomo che va nel bosco. Sulle spalle ha un mucchio di legna. "Salve zietto. Perché porti la legna nel bosco?" "Non si tratta di semplice legna." "Che legna è?" "Se la butti in giro viene su un intero esercito." "Vieni con noi!"Anch'egli salì sul vascello e continuarono il volo. Vola, vola e vola, ed ecco che vedono un uomo che porta un sacco di paglia. "Salute, zietto. Dove porti quella paglia?" "Al villaggio." "Forse che nel villaggio c'è poca paglia?" "Ma questa è una paglia speciale: se c'è un'estate calda, e tu spargi questa paglia, di colpo viene giù il freddo: neve e gelo!" "Vieni con noi!" Questo fu l'ultimo incontro. |
Così volarono verso
il palazzo dello zar. In quel momento lo zar stava a pranzo. Vide il
vascello volante, si stupì, e mandò il suo servo a chiedere chi fosse
arrivato con quel vascello. Il servo va al vascello, vede che su di esso
sono tutti contadini; non chiede niente e, tornato al palazzo, riferisce
che sul vascello non c'è neppure un pan**, c'è solo gente bassa. Lo zar
rifletté che dare la figlia in sposa ad un contadino non andava bene e
meditò su come sbarazzarsi di un tale genero. Poi trovò: "Gli affiderò
vari incarichi difficili!" Subito manda qualcuno dallo sciocco e gli
chiede di portargli l'acqua viva e l'acqua morta, prima che il pranzo
regale finisca. Mentre comunicava questo suo ordine al servo, la prima
persona incontrata (quello che ascoltava ciò che si faceva all'altro
mondo) sentì l' ordine trasmesso al servo del re e lo comunicò allo
sciocco. "E adesso che devo fare? Neppure in un anno e neppure in tutta
la vita riuscirò a trovare una tale acqua." "Non temere" gli disse
quello che camminava veloce "io ci riuscirò." Arrivò il servo e comunicò
allo sciocco l'ordine del re e lo sciocco rispose: "Digli che gliela
porterò!" Il compagno dello sciocco staccò allora la sua gamba dall'
orecchio, corse e in un attimo trovo l'acqua che curava e faceva vivere
(l'acqua viva e l' acqua morta). "Ci sono riuscito!" si disse. E volle
riposarsi sotto un mulino, ma si addormentò. Il pranzo dello zar sta
finendo, e lui non compare. Sul vascello sono tutti inquieti. Il primo
incontrato mette l'orecchio a terra, ascolta e dice: "Ehi! Si è
addormentato sotto un mulino!" Il miratore prese il suo fucile, sparò al
mulino e il colpo risvegliò il corri-veloce. Questi si mise a correre e
in un momento portò l'acqua magica. Lo zar non si era ancora alzato da
tavola e il suo ordine era stato eseguito come meglio non si poteva. Non
c'era niente da fare: bisognava trovare un altro comando. |
Lo zar allora
ordinò allo sciocco di bersi quaranta botti di vino, ogni botte di
quaranta secchi. Il primo amico sentì questo ordine e lo riferì allo
sciocco, che si spaventò. "Eh, disse,io non sarei capace di bere neppure
un secchio." "Non temere," disse Bevitutto, "io solo sono in grado di
bere tutto quel vino, e ce n'è ancora poco!". Riempirono di vino le
quaranta botti; Bevitutto arrivò e senza neppure tirare il fiato si
bevve tutte le botti fino all'ultima. Poi disse: "È poco: ne vorrei
ancora!". |
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